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Spie, mercanti e veli nel sec. XVIII

di Fabio Giusberti

L'industria della seta è scomparsa dalla memoria di Bologna insieme al suo passato industriale e commerciale. Ma per tutta l'età moderna questa città si colloca tra i grandi centri europei di questo settore produttivo. Le fonti storiche forniscono gli elementi per valutare il peso relativo di questo settore nell'economia cittadina. Su una popolazione complessiva di circa sessantamila persone, più di ventimila sono impiegate nel settore serico. La produzione è orientata su due grandi linee: un semilavorato di lusso e un prodotto finito di più largo consumo. Il primo, noto come organzino, è un filato resistente e sottile che viene esportato e destinato ai tessuti di lusso. Il prodotto finito è il velo, un tessuto leggerissimo destinato agli usi più vari: dai nastri al velo da monaca, dall'abbigliamento di lutto delle Corti europee al filtro per le farmacie. Attraverso l'uso di fonti processsuali, notarili e politico-amministrative sono state ricostruite le vicende legate alle "fughe" di imprenditori e artigiani, che tentano nel corso del '700 di trasferire fuori da Bologna il processo produttivo del velo da seta. I rapporti di conoscenza legati all'attività professionale e al rapporto di vicinato emergono dalle testimonianze processuali, insieme a quelli clientelari alla rete dei rapporti commerciali. Nel XVIII secolo tutto il comparto serico subisce una forte crisi, ma il settore del prodotto finito trova maggiori risorse. Ancora nella seconda metà del Settecento troviamo una forte attività mercantile e numerose iniziative di reazione alla crisi. Viene istituita la Società dei mercanti con l'obiettivo di regolare la concorrenza e fissare prezzi e standard di qualità. Il ciclo di vita di un'azienda mercantile di dimensioni medio-piccole, il "negozio per la fabbrica dei veli" di Domenico Bettini, rappresenta bene l'andamento di una parabola che parte dall'esperienza imprenditoriale negli anni sessanta del Settecento e termina con l'investimento terrierò nel periodo napoleonico. Le vicende del mercante e della sua famiglia, gli investimenti nella terra e lo sviluppo della carriera politico-amministrativa di Domenico Bettini assumono uncarattere esemplare rispetto alla storia di una civiltà protoindustriale, che perde l'occasione del decollo industriale e che, nel corso del XIX secolo, sembra rimuovere anche il ricordo del suo passato produttivo.

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