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L'arte a servizio del commercioI marchi dei venditori di veli di seta nella Bologna del '700di Giancarlo Roversi![]() ![]() La maggior parte di questi marchi, alcuni dei quali risalgono al sec. XVIII e in genere ricalcano un identico modello compositivo, in realtà piuttosto stereotipato per non dire monotono: un basamento, un'ara o una sorta di camino su cui posa l'arma della città o l'acronimo dell'imprenditore con la denominazione della fabbrica. Fanno da contorno cartelle a cartocci, puttini, leoni, cartigli, vasi, festoni di fiori e frutta, figure chimeriche e immagini allegoriche di Felsina, dell'Abbondanza o della Fama. Per trovare un archetipo di tali emblemi commerciali bisogna rifarsi ad alcuni esemplari della prima metà del '600, incisi al bulino forse da Giovambattista Coriolano per la fabbrica di Sebastiano Kegel e compagni, per Antonio Finis, «merchante all'insegna del Moro in piazza», e per la fabbrica di Giovanni Giacomo Orsoni. Di costoro non viene precisata l'attività, ma non è da escludere che si tratti proprio dell'industria serica. Gli originali si conservano nel Gabinetto delle Stampe della Pinacoteca Nazionale di Bologna (3). ![]() ![]() Soltanto nella seconda metà del '700 questi emblemi si staccano dai campioni tradizionali e si fanno più ricercati e fantasiosi, indugiando su tematiche allegoriche ed accentuando così la facilità di presa sul pubblico e quindi l'efficacia del messaggio promozionale. Ciò grazie anche all'intervento di accreditati artisti e incisori. Tra essi Giuseppe Maria Mitelli, che disegna il marchio del mercante di lana di Nicolò Beduzzi, inciso poi da Marco Francia, inserendovi l'immagine allegorica di Felsina, con elmo piumato, lorica e gonfalone, affiancata dal leone con lo scudo contenente il simbolo della fabbrica; fa da sfondo, in lontananza, il panorama di Bologna. Un panorama simile figura anche nel marchio eseguito da Pio Panfili per la fabbrica di Angelo Cermasi e che ha come protagonista il leone col gonfalone della città. Di notevole ariosità è anche la marca commerciale delineata da Gaetano Gandolfi per la fabbrica dei fratelli Covelli: la scena mostra una sirena con due putti che sostengono in aria lo stemma di Bologna con un cartiglio e un drappo sinuoso: un'immagine di straordinario movimento degna di un grande designer pubblicitario d'altri tempi. 1) Dal Pane, Economi a società a Bologna nell'età del Risorgimento, Bologna, 1969, pp.197-99 e spec. pp. 247-271. 2) A. Sorbelli, Bologna negli scrittori stranieri. Nuova edizione anastatica integrale a cura di G. Roversi, Bologna, 1973, pp.128, 263, 276, 340. 3) A. Gaeta Bertelà, Incisori bolognesi ed emiliani del '600, Bologna, 1973, nn.415, 419, 420. 4) ibidem, n.277. cfr, spec. D. De grazia, Le stampe dei Carracci, Bologna, 1984, nn.273-74-75. |
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