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Veli di seta nella Bologna del settecento

di Paola Mita

Nel corso del '700 si fece sempre più esplicito il declino del commercio dei veli di seta bolognesi, anche se i mercanti locali si auguravano si trattasse di un episodio transitorio e passeggero. Non erano quindi anni propizi per impiantare nuove attività imprenditoriali, quando Domenico Maria Bettini, dopo un periodo di apprendistato presso le più importanti ditte mercantili di veli attive a Bologna, intraprese, diciannovenne, l'attività di mercante di veli.
Marca della fabbrica di Domenico Bettini (in ASB, Assunteria d'arti, Miscellanea d'arti, b.XXI, fasc.14, 17 ag. 1767). Era il 1767. Il padre, Pietro Francesco, gli aveva concesso un prestito di lire 35.000 di quattrini "per trafficare veli". L'Arte della seta e l'Assunteria d'arti, organi cittadini competenti nel settore serico, lo avevano riconosciuto idoneo ad avviare il mestiere di mercante di veli. Domenico diventò così titolare del "negozio per la fabbrica di veli", ubicato a breve distanza dalla propria abitazione, che si trovava in Via delle Donzelle.
Egli era un mercante imprenditore: acquistava la materia prima, i bozzoli da seta, e ne assegnava la lavorazione ad operai specializzati, che lavoravano presso botteghe artigiane oppure a domicilio.
Il prodotto finito, il velo tessuto pronto per la vendita, veniva poi depositato nel magazzino del "negozio". Da qui il velo di seta veniva distribuito, ma per avviarne lo smercio occorreva pubblicizzare il prodotto.
Tra il 1767 e il 1768, appena aperto il "negozio", il Bettini inviò un gran numero di "Circolari" - una sorta di lettere di presentazione - a tutti coloro che potevano diventare suoi potenziali acquirenti e clienti.
La "Circolare" rassicurava il mittente intorno alla solidità finanziaria del "negozio" e alla buona qualità del velo di seta prodotto dall'azienda. E' presumibile che il mercante unisse alle "Circolari" spedite una "mostra", cioè un campione di velo prodotto dal "negozio", a garanzia della merce eventualmente commissionata, che sarebbe stata "mercanzia di tutta perfezione".
Mercanti bolognesi osservano l'imbarco di 'fagotti' di seta Il Bettini per mantenersi aggiornato sulle tendenze della moda aveva alcuni corrispondenti che lo informavano intorno all'andamento degli scambi commerciali che si svolgevano nelle fiere e in particolare in quella di Senigallia.
La fiera consentiva di effettuare un sondaggio intorno alle merci più richieste e di delineare una previsione di produzione adeguata alle esigenze del mercato, che presentava tra le sue variabili quella assai volubile della moda.
Il "negozio" era il centro propulsore del "traffico" dei veli. Qui pervenivano le ordinazioni da acquirenti privati o da compratori all'ingrosso, bolognesi e in special modo stranieri. Infatti la distribuzione commerciale dei veli era destinata soprattutto all'esportazione al di fuori dello Stato pontificio e si rivolgeva sia a Stati della penisola sia a paesi d'Oltralpe.
Gli scambi commerciali con gli Stati italiani riguardavano soprattutto quelli dell'area centro-settentrionale. I paesi stranieri con cui, per un certo periodo, il Bettini stabilì una corrispondenza d'affari costante furono la Svizzera, l'Austria e la Germania.
Ma dal 1778 la corrispondenza commerciale coi paesi stranieri si fece discontinua, per cessare definitivamente nel 1785, quando l'attività del Bettini appare ridursi entro i confini della penisola. Risultò assai grave, per l'economia del "negozio", la perdita dei committenti esteri.
Le cause del crollo delle vendite dei veli nei paesi d'Oltralpe furono prevalentemente d'ordine politico ed economico. La prima guerra russo-turca (1768-1774) era stata fonte di turbamento per gli scambi sul mercato europeo, ma soprattutto l'esportazione dei veli aveva subito un duro colpo a causa della politica protezionistica avviata da alcuni Stati d'Oltralpe a favore delle proprie manifatture.
In Austria, in Francia, in Svizzera, il settore serico conobbe in questo periodo una notevole espansione. I veli bolognesi perciò avrebbero dovuto conservare prezzi concorrenziali sui mercati esteri: ma i costi di produzione, che determinavano in gran parte il prezzo del prodotto finito, si dilatavano e impedivano di mantenere prezzi contenuti e competitivi. Pertanto il "negozio" del Bettini venne travolto dalla crisi del commercio dei veli, che nella seconda metà del '700 non era più un episodio transitorio, ma un fenomeno irreversibile, e il primo marzo 1789 il "negozio per la fabbrica dei veli" chiuse.

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